Laghi Alpini: un Paradiso da tutelare
I laghi alpini sono qualcosa di unico, trasmettono emozioni contrastanti, legate alla solitudine, alla calma, alla desolazione, alla bellezza.. vale la pena viverli in ogni stagione.
Quest’anno ho vissuto a stretto contatto (dispensa e bagno in comune, ..beh, non le due cose insieme.. insomma avrete capito cosa intendo con “stretto contatto”) con alcuni altri ricercatori, nonché amici, impegnati nella conservazione e rinaturalizzazione di alcuni laghi alpini nel Parco Nazionale Gran Paradiso (PNGP).
“ Da 10 anni il PNGP è impegnato in una campagna di studi per capire gli equilibri ecologici che governano i laghi alpini e le minacce a cui sono sottoposti. (..segue oltre le foto)

Un salmerino ferito a morte da un airone, lago Rosset, 2700m – Canon 7D, sigma 15mm fisheye (f/13, 1/200, 500iso)
A prima vista questi ecosistemi appaiono totalmente estranei all’impatto dell’uomo, ma ci sono numerose minacce che mettono in pericolo la piccola vita che popola naturalmente queste acque gelide. I confini del Parco non possono arginare l’impatto globalizzato dell’industrializzazione e dell’agricoltura intensiva, la cui traccia si fa più profonda proprio in questi santuari della natura alpina: molti inquinanti di origine industriale e agricola (PCB, metalli pesanti, e Persistent Organic Pollutants – POPs) si depositano preferenzialmente nelle regioni più fredde del pianeta (Poli e catene montuose) e il riscaldamento climatico è due volte più veloce nelle regioni alpine. Contro queste minacce non si può fare molto, se non unirsi al grido di chi percepisce sulla propria pelle il dramma del cambiamento innaturale. Ci sono invece una serie di impatti a scala locale che il Parco ha deciso di risolvere grazie al programma di finanziamento LIFE+ dell’unione Europea, nell’ambito del progetto Bioaquae (Biodiversity Improvement of Aquatic Alpine Ecosystems). L’introduzione di pesci e l’inquinamento determinato da malghe e rifugi possono essere risolti con interventi di conservazione attiva a scala locale. Il progetto LIFE+ Bioaquae si propone di eradicare alcune popolazioni introdotte di salmerini (Salvelinus fontinalis, originario del Nord America) e di abbattere il carico di inquinanti organici in alcuni laghi del Parco.

Andreu durante un monitoraggio del macrobentos al lago Ciamosseretto – Canon 500D, tamron 10-24 (f/7.1, 1/160, 100iso)
I laghi alpini sarebbero naturalmente privi di pesci: le cascate e le pendenze elevate dei loro emissari ne impediscono sempre la risalita. Tuttavia, per promuovere la pesca ricreativa, molti laghi d’alta quota sono stati (e lo sono ancora!) interessati dall’introduzione di pesci. La presenza di questi predatori ha un impatto profondissimo sulle comunità che naturalmente popolano questi laghi, che, in assenza di predatori vertebrati, non hanno mai dovuto evolvere adattamenti anti-predatori. La presenza dei pesci nei laghi alpini, inoltre, ha condizionato la diffusione anche di uccelli ittiofagi, che, come l’airone cenerino, si possono oggi osservare sempre con maggiore frequenza anche oltre i 2800 metri, regno indiscusso di Aquile e Gipeti. L’eradicazione sperimentale di alcune popolazioni di salmerino tramite reti da pesca sta producendo risultati incoraggianti e la risposta dei laghi alpini è veloce: il recupero di molte popolazioni di invertebrati acquatici che erano stati portati all’estinzione dai pesci è spettacolare e veloce! Per monitorare il processo di rinaturalizzazione dei laghi alpini un team di ricercatori è da anni impegnato in una campagna di campionamenti e misurazioni. Presto sarà possibile valutare l’efficacia degli interventi di conservazione sui laghi alpini!”
Rocco Tiberti for hybridwildlife.com

Rocco alle prese con i monitoraggi delle acque profonde, lago Rosset, 2700m – Canon 7D, sigma 15mm fisheye (f/9.0, 1/640, 400iso)

Preparativi per i campionamenti al lago Rosset, 2700m – Canon 7D, sigma 15mm fisheye (f/9.0, 1/1000, 400iso)