Predati dall’Averla Maggiore

Un giovane ramarro predato dall’averla maggiore –
Canon 7D, sigma 150macro f/2.8 (1/400, f/8.0, 800iso)
21° marzo. L’inverno è passato.
Molti uccelli che hanno svernato in Italia stanno ormai tornando ai loro siti riproduttivi. Tra questi anche l’ Averla Maggiore (Lanius excubitor, L. 1758), un piccolo passeriforme predatore che si nutre di grandi insetti e di piccoli vertebrati, come uccelli e micromammiferi. Questo animale mostra un particolare comportamento alimentare: le sue prede prima di essere consumate vengono infilzate su di una spina o di una punta. Vengono così realizzate vere e proprie dispense di cibo, che l’animale può utilizzare quando meglio crede durante il corso dell’inverno, ad esempio nelle giornate più fredde o quando la neve al suolo rende difficile la caccia. Una grossa preda infilzata, inoltre, è più facile da smembrare in bocconi più piccoli e nel caso fosse ancora viva non può scappare. Purtroppo in natura non c’è pietà e l’averla maggiore per garantirsi continuamente prede fresche le infilza ancora vive, prolungando così la loro morte e degradazione. Un grillo infilzato può restare in vita anche svariati giorni. Un altro motivo individuato da Antczak et. al, (2005) sarebbe quello legato al consumo di prede leggermente tossiche o velenose. Una preda infilzata e morta perderebbe nel tempo alcune sostanze tossiche non gradite al predatore, diventando così un possibile pasto.
Grazie a questo comportamento, l’averla maggiore può quindi superare i rigori dell’inverno nutrendosi di una grande varietà di prede, come: grilli, cavallette, coleotteri, topolini, lucertole e perfino anfibi come rane o rospi. Preda anche piccoli uccelli, ed è stata osservata imitare i canti di alcuni di questi per attirarli vicino e catturarli. Insomma un piccolo grande predatore!
Durante tutto lo scorso inverno ho seguito un singolo individuo di Averla Maggiore, annotando e fotografando la varietà delle sue prede:

Un Grillo campestre (Gryllus campestris), preda dell’Averla Maggiore –
Canon 7D, sigma 150macro f/2.8 (1/500, f/6.3, 400iso)

Una crocidura minore (Crocidura suaveolens), preda dell’averla maggiore –
Canon 7D, 300mm f/4 L (1/1000, f/8.0, 640iso)

Una mantide religiosa (Mantis religiosa), preda dell’Averla Maggiore –
Canon 7D, sigma 150macro f/2.8 (1/640, f/5.6, 1000iso)

Un grillotalpa (Gryllotalpa gryllotalpa), preda dell’Averla Maggiore –
Canon 7D, 300mm f/4 L (1/640, f/8.0, 640iso)
A volte mi è capitato di osservare una preda infilzata “nuotare” ancora viva sulla spina. In natura possiamo trovare bellezza e armonia, ma allo stesso tempo freddezza e crudeltà. Ciò che più affascina è l’equilibrio in cui queste cose coesistono.