Nero su bianco – Il gracchio alpino
Scorci di primavera, l’ultima nevicata mi è sfavorevole in una sessione fotografica dedicata ad altri animali. Dopo una levataccia alle 04:30 e una “ciaspolata” sui versanti ricoperti di fresca, un gruppo di Gracchi alpini (Pyrrhocorax graculus, Linneo 1766) decide che il mio vagare solitario nella conca alpina è degno di interesse. Sono l’unico stimolo mobile in una montagna che riposa silenziosa sotto la neve.
L’aria è frizzantina e pochi canti echeggiano dalle laricete vetuste dell’Alpe Devero. Percorro così gli ultimi 30 minuti di rientro in compagnia dei Gracchi, che mi seguono a distanza ravvicinata tra le case della piana. Trovarmi da solo in quella situazione ha fatto sì che i gracchi si sentissero tranquilli e spontanei, permettendomi di godere dell’intelligenza di questi animali e di ammirare alcuni comportamenti sociali, di gerarchia o legati alla riproduzione, che mai avevo apprezzato.
Fotografare sulla neve – Soggetti neri su sfondo bianco:
Con tutto quel bianco e grazie alla luce diffusa creata dalle nuvole a metà mattinata, è come trovarsi in un set fotografico a cielo aperto. Basta sapere che l’esposimetro si farà ingannare dalla troppa luce ambiente per sovraesporre di +2 o +3 stop, così da ottenere il dettaglio del piumaggio e uno sfondo bianco quasi puro. Per compensare i tempi lenti, dati dall’incremento dell’esposizione, basta alzare gli ISO fino al tempo di scatto ricercato. Bisogna cercare il giusto compromesso tra i tempi di scatto e il rumore di fondo, più evidente nelle zone scure (i neri). Più i valori dell’ISO sono alti, più il rumore nelle aree scure sarà marcato, compromettendo la qualità della foto.
Un promemoria per l’esposizione: “schiarire il chiaro, scurire lo scuro” (Schiariamo la neve!).