L’immagine digitale

 

"Iphiclides feisthamelii", Immagine digitale a 18MP - Canon 7D, sigma150mm f:2.8 macro (f/11, 1/1000, 1600iso)

“Iphiclides feisthamelii”, immagine digitale a 18MP – Canon 7D, sigma150mm f:2.8 macro (f/11, 1/1000, 1600iso)

Come una farfalla può aiutarci a comprendere meglio l’immagine digitale:

Oggigiorno siamo accompagnati da immagini digitali praticamente ovunque: computer, smartphone, internet, riviste, pubblicità.., perfino le immagini stampate di mostre o esposizioni sono il più delle volte digitali. Si sente parlare di risoluzione e megapixel, cerchiamo allora di concretizzare questi milioni di minuscoli quadratini che formano l’immagine, così da renderci conto di cosa voglia dire avere un’immagine digitale da 12, 18 o 24MP (megapixel). Quale esempio migliore di una fotografia macro, rapporto 1:1, di una bellissima farfalla mediterranea, le cui squame, piccolissime ai nostri occhi, in questa immagine sono composte ciascuna da oltre 150 pixel.

(Potete osservare l’immagine originale della farfalla ad alta risoluzione qui o nell’articolo “Spagna: onore alle specie piccole”. 😉 )

Un computer è in grado di gestire solo numeri, quindi anche un’immagine digitale è di fatto un insieme di informazioni codificate. Informazioni numeriche che vengono convertite in colore alla scala minima del pixel. Un’immagine digitale è un insieme di quadratini piccolissimi, i pixel (= picture element), che originati dai piccolissimi quadratini che costituiscono il sensore della macchina fotografica (i fotodiodi), formano come in un mosaico l’immagine digitale come ci appare. Ciascun fotodiodo capta un segnale luminoso di una certa intensità e, grazie ad un filtro RGB (color filter array), di una sola lunghezza d’onda, in modo tale da creare i colori reali sulla base dei colori primari (Red Green Blu). Questo segnale luminoso viene quindi convertito in un codice digitale che contraddistingue l’informazione di ogni pixel. Ogni pixel dell’immagine manifesta quindi uno ed un solo colore, o forse è per noi più semplice intendere una sola tonalità di un solo colore. Ogni pixel può avere informazioni in bianco&nero (1bit), in 16 colori (4 bit), in 256 colori o in 256 tonalità di grigio (8bit), o in RGB (HiColor o TrueColor) per avere da 32.268 a 16,8 milioni di colori (da 15 a 24 bit).

A seconda del sensore presente nella nostra macchina fotografica, possiamo avere un differente numero di pixel che compongono la nostra immagine. Maggiore è il numero di pixel e maggiore sarà il dettaglio dell’immagine. Attenzione, però, che insieme al numero di pixel aumenta anche lo spazio occupato sul disco dall’immagine. Se non lavoriamo nel campo pubblicitario una risoluzione superiore ai 20MP difficilmente si rivelerà migliore e utile in termini di costi-benefici.

La risoluzione di un’immagine si esprime quindi come numero di pixel, nelle due dimensioni oppure come pixel totali. Immagini rettangolari da 18MP (~18 milioni di pixel), come quelle originate dalla Canon 7D, nel formato 3:2 (tre mezzi) sono quindi composte da:

5184 x 3456 = 17.915.904 pixel (~18.000.000) e sono immagini con risoluzione di 18MP.

Essendo la risoluzione misurata in densità di pixel, l’unità di misura utilizzata quantifica i pixel di una superficie standard. Si parla quindi di PPI (pixel per inch) o di DPI (dot per inch), ovvero di pixel/punti per pollice. Più il valore DPI è alto, più densi saranno i pixel e quindi maggiori saranno i dettagli dell’immagine. Non serve esagerare! Superare un certo valore di DPI può essere inutile per via della nostra capacità visiva. Un’immagine a 300dpi, infatti, ci permette di non distinguere i singoli pixel ad una distanza minima di 20cm, ed è la risoluzione considerata ideale per la stampa di immagini nel formato 10×15, per riviste e libri. Per la stampa di immagini di grandi dimensioni, invece, possiamo tranquillamente scendere a 200dpi, in quanto l’immagine risulterà comunque di buona qualità poiché osservata da una distanza maggiore. Un caso particolare sono le immagini osservate su monitor, e quindi su internet, per cui sono sufficienti 72dpi per via della risoluzione degli schermi.

Ricordiamoci che possiamo abbassare i DPI di un’immagine, a seconda del nostro scopo, senza comprometterne la qualità, ma che se alziamo gli stessi (interpolazione) otterremmo un artefatto, più uniforme nell’insieme ma senza migliorie in termini di dettagli, in quanto verranno creati dei pixel nuovi sulla base delle informazioni di quelli esistenti.

Immagine ad alta risoluzione qui .

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